Immagina di stampare e vendere pezzi di carta chiamati soldi, guadagnando spropositatamente e decidendo di conseguenza le sorti dell’economia planetaria. Questo è ciò che fanno le banche mondiali, di proprietà di privati, senza che nessuno faccia nulla per cambiare le cose.
Appare piuttosto assurdo infatti, visto che i soldi vengono creati dal nulla quasi a costo zero, che le nazioni invece di stamparli in proprio facendo in modo che il guadagno resti al paese, deleghino le banche centrali indebitando volutamente i cittadini.
Le origini del denaro
Per comprendere meglio il meccanismo e sopratutto come si è giunti allo stato attuale delle cose, bisogna fare un salto indietro nel tempo.
L’oro nella storia dell’umanità (grazie al suo valore intrinseco ed universalmente riconosciuto) è stato usato per molti secoli come moneta di scambio essendo uno strumento ideale in alternativa al baratto.
Da lì alla nascita delle prime banche il passo è stato breve, poichè furono create per custodire oro e preziosi lasciando al cliente una ricevuta come prova dell’esistenza del deposito stesso.
Tali ricevute, dette banconote, avevano un contro valore equivalente in oro; quindi chiunque possedeva le banconote (soldi), poteva in qualsiasi momento recarsi in banca e chiederne la conversione in metallo prezioso.
A queste condizioni, le banche incaricate hanno quasi da sempre detenuto il potere (assieme a re e imperatori) di stampare il denaro, fermo restando il presupposto di avere in deposito il controvalore in oro.
Poichè stampare soldi comporta dei costi rappresentati dalla carta, l’inchiostro, i sistemi anti contraffazione e dalla manodopera, il guadagno delle banche che creano il denaro (per l’Europa la BCE) è rappresentato dal valore impresso sulle banconote (ad esempio 100 euro) più i costi suddetti e viene chiamato signoraggio.
Tornando alla storia dei soldi, non ci misero molto le banche a constatare che piuttosto raramente veniva richiesta la conversione delle banconote in oro.
Così iniziarono a emettere soldi privi di copertura, ovvero in quantità superiore al metallo prezioso custodito e a cederlo in prestito chiedendo in cambio somme maggiori di quelle elargite (interessi).
In seguito alla grande crisi americana del 1929, per evitare che tutti i possessori di soldi andassero a richiedere la conversione in oro dei propri beni monetari facendo fallire le banche, si stabilì che questa cosa non fosse più fattibile e tutto il denaro circolante cessò di avere il suo valore intrinseco.
Fu così che scomparì la scritta fino ad allora presente sulle banconote “pagabile a vista al portatore”.
Da quel momento in poi (tutt’ora è così quasi in tutto il mondo) se ad una banconota si attribuisce il valore X corrispondente alla cifra su di essa riportata, ciò avviene semplicemente perchè la accettiamo in pagamento sapendo che potremo a nostra volta cederla ad altri in cambio di prodotti o servizi.
Fin qui niente di strano, se non fosse per un semplice fatto di cui nessuno parla: le banche centrali attualmente stampano soldi a costo quasi zero e li rivendono ai paesi che ne hanno bisogno al valore impresso sulla carta + gli interessi.
Come sempre un esempio vale più di 1000 parole: attualmente tutti sappiamo che l’Italia (e non solo) si trova in una grave crisi economica a causa del debito pubblico, che non è altro che il denaro che deve pagare alla banca centrale europea (o a chiunque abbia acquistato i nostri titoli di debito) per coprire gli interessi e il capitale chiesto in prestito in molti anni di mala gestione dell’economia nazionale.
Come si crea il debito pubblico? anche questo facilmente spiegabile (in maniera volutamente semplificata): mettiamo il caso che l’Italia abbia bisogno di 10 miliardi di euro all’anno (cifra indicativa e molto più bassa di quella reale) per far funzionare annualmente il sistema paese.
Se l’economia va bene non fa altro che attingere alle casse dello Stato per far fronte alle spese; se l’economia invece va male (come succede ormai da diversi anni) se li fa prestare.
In questo caso non fa altro che rivolgersi alla Banca d’Italia (di proprietà di privati) che funge da intermediaria con la BCE (anch’essa in mano a privati) e chiede un prestito, emettendo come garanzia dei titoli di stato, attraverso cui si impegna a restituire la somma ricevuta + gli interessi.
Il problema nasce proprio qui: la Banca Centrale Europea, per stampare le banconote da prestare, non fa altro che assolvere alle stesse funzioni svolte da una tipografia un po’ più avanzata.