Il Babbo Natale governativo, nelle vesti del Monopolio di Stato, ha portato un regalo non gradito a tutti coloro che vogliono smettere di fumare usando le sigarette elettroniche: ogni boccetta di ricarica delle e-cig avrà un costo aggiuntivo di 3 euro e 33 centesimi. Praticamente i costi sono raddoppiati e a farne le spese come sempre saranno i cittadini, ma anche chi ha investito nel settore.
Bel modo di contrastare la lotta al fumo delle sigarette che, come è ben noto, sono sicuramente cancerogene, mentre su quelle elettroniche al momento non vi è nessuna evidenza scientifica provata.
Di certo c’è che le e-cig contengono solo nicotina e fanno molto meno male del tabacco, migliorando la salute di chi le usa in alternativa alle sigarette tradizionali.
Ciò nonostante, l’esecutivo ha scelto di sfruttare il settore per fare cassa, ignorando il fatto che grazie a questa nuova invenzione, molta gente ha iniziato a disintossicarsi, senza contare i tanti imprenditori che hanno messo su piccole e grandi attività e creato nuovi posti di lavoro.
La nuova gabella sul fumo elettronico altri non è che l’ennesima stangata destinata a svuotare più di quanto già non lo siano, le tasche dei consumatori.
L’importo aggiuntivo da sostenere per ogni flaconcino di ricarica da 10 millilitri, è stato calcolato avvalendosi di un non ben specificato macchinario e ricorrendo ad un altrettanto sconosciuto meccanismo, attraverso cui si è stabilito che un millilitro di liquido corrisponde a 4 sigarette; peccato però che quando è stato emanato il decreto, si è voluto innalzare questo numero da quattro a 5.
E meno male che si è tenuto conto del fatto che le sigarette elettroniche sono meno dannose, decidendo un abbattimento dell’accisa di più della metà, altrimenti la gabella avrebbe superato i 6 euro.
Ovviamente produttori e operatori del comparto hanno mal digerito l’imposta, evidenziando l’arbitrarietà dell’equivalenza stabilita con le sigarette tradizionali, e ponendo l’attenzione sul fatto che, il rincaro per i cittadini, nel concreto sarà più che raddoppiato.
Per fortuna, se così si può dire, bisogna tener conto che il provvedimento in questione è solo provvisorio e sarà valido fino al 20 gennaio, data in cui ci sarà un ulteriore revisione dei prezzi.
Vogliamo scommettere che il ritocco che sarà al rialzo?
Il decreto del ministero dell’Economia che ha introdotto la tassa, secondo l’Anafe (associazione di produttori di e-cig già sul piede di guerra e pronta a fare ricorso in tribunale) contribuirà di certo ad affossare un settore che con circa 400 milioni di fatturato e 4.500 esercizi commerciali del 2013 è passato a 200 milioni nel 2014, con quasi tremila negozi che hanno dovuto cessare l’attività.
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