Anche se per legge i pignoramenti su stipendi e pensioni non possono superare la soglia di un decimo per debiti fino a 2.500 euro, un settimo per debiti da 2.500 euro a 5.000 euro e un quinto per debiti superiori a 5.000 euro, i riscossori hanno trovato il modo di aggirare le norme.
Con l’entrata in vigore del decreto Salva (?) Italia infatti, sia i lavoratori dipendenti che i pensionati hanno perso la tutela prevista dalla legge (articolo 545 del Codice civile) che vieta, in caso di debiti, pignoramenti dello stipendio o della pensione al di sopra di una certa soglia, al fine di garantire le esigenze minime di vita del debitore.
Fermo restando quanto previsto dalle norme, è stato semplicemente trovato un escamotage che consente di rivalersi per intero, grazie al fatto che, da dicembre 2012, anche pensioni e stipendi, se superiori ai mille euro, non sono più pagabili in contanti ma esclusivamente tramite conto corrente bancario, postale o libretto di risparmio.
Il divieto di riscuotere in contanti stipendi o pensioni, giustificato dall’obbligo di tracciabilità dei pagamenti e finalizzato a contrastare l’evasione fiscale, inizialmente (dal 29 febbraio 2012) ha interessato solo 450 mila pensionati (e un numero imprecisato di dipendenti).
A partire dal mese di dicembre dello scorso anno però, ovvero in coincidenza col pagamento della tredicesima, praticamente l’obbligo di accredito sul conto si è esteso a gran parte dei lavoratori dipendenti e dei circa 16 milioni di italiani che percepiscono una pensione giacchè molti di loro hanno superato il limite di legge.
Già da allora si ipotizzò che la finalità dell’obbligo di accredito su conto di stipendi e pensioni avesse lo scopo di consentire ad Equitalia (e qualsiasi altro agente di riscossione tributi) il pignoramento totale di qualsiasi somma presente sul conto, a prescindere dalla provenienza, a chi ad esempio avesse contratto debiti.
L’ipotesi si è ben presto trasformata in realtà visto che, gli accadimenti che si stanno susseguendo con frequenza sempre maggiore negli ultimi tempi, confermano ciò che si temeva.
Infatti in caso di debiti col fisco, con Equitalia o con qualsiasi altro ente, stanno avvenendo sempre più spesso pignoramenti delle cifre dovute per intero, senza alcun limite, in barba a quello che dice la legge.
Le norme in materia vengono aggirate nel seguente modo: poichè la soglia massima di pignoramento entro un quinto dell’importo di pensione o stipendio sussiste solo se la confisca viene fatta direttamente dall’istituto previdenziale o dal datore di lavoro, l’ente creditore non fa altro che aspettare il versamento sul conto dello stipendio o pensione del malcapitato cittadino.
Così facendo, giacchè il pignoramento viene effettuato in un momento successivo (basta che avvenga anche un solo giorno seguente all’accredito), da quel momento in poi Equitalia o chi per lei è autorizzata a sequestrare qualsiasi importo.
Si rammenta che dal primo ottobre scorso sono entrate in vigore le nuove norme sui pagamenti Equitalia piuttosto restrittive rispetto al passato.