L’ultima manovra finanziaria secondo Renzi & co riduce le tasse, crea nuovi posti di lavoro e aiuta i soggetti più svantaggiati; cela di fatto numerose imposte e balzelli che potremmo pagare molto presto: dall’aumento dell’Iva a quello dell’Irap, fino all’innalzamento delle accise sulla benzina e del bollo auto, per poi passare alla tassazione sul trattamento di fine rapporto in busta paga per concludersi coi maggiori tributi del regime dei minimi.
Come sempre, quando un governo italiano presenta la legge di stabilità, cerca di dare risalto a tagli e incentivi cercando di nascondere al meglio tutto ciò che andrà a gravare sulle tasche già vuote dei cittadini.
Vediamo nel dettaglio tutte le fregature sulle tasse messe in campo dal terzo governo consecutivo non votato dagli italiani che ci aspettano nell’anno nuovo.
Clausola di salvaguardia sull’aumento Iva: se i conti italiani non raggiungeranno gli obiettivi prefissati con Bruxelles, scatterà in automatico l’innalzamento dell’Imposta sul Valore Aggiuntivo. Quella agevolata dal 10 al 12% nel 2016 e al 13 l’anno successivo, mentre l’aliquota ordinaria salirà al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018.
Aumento dei carburanti: qualora l’UE non dovesse accogliere il cosiddetto split payment (meccanismo attraverso cui l’iva sarà versata da parte della Pubblica Amministrazione al posto delle imprese), anche la benzina costerà di più poichè lo Stato si vedrà costretto a recuperare all’incirca un miliardo di euro mancante dalle casse.
Aumento Irap: anche se è stata eliminata la componente lavoro dalla base imponibile Irap alle aziende con lavoratori assunti a tempo indeterminato, già dal corrente anno d’imposta è previsto l’aumento dell’aliquota Irap dal 3,5 al 3,9% che andrà a gravare maggiormente sulle PMI a personale ridotto e precario, le quali non potranno nemmeno usufruire dello sgravio della componente lavoro.
Introduzione del bollo per le auto storiche: scompare la vigente esenzione dal pagamento della tassa di proprietà per i veicoli storici che andrà a colpire tutti coloro che possiedono auto e moto d’epoca, con un gettito stimato intorno a 7 milioni e mezzo di euro.
Tassazione sul Trattamento di Fine Rapporto: la possibilità per il lavoratore di poter avere parte del Tfr direttamente in busta paga (aggiunta del 7,41% della retribuzione), di fatto è una vera e propria fregatura.
Questo perchè la tassazione a cui sarà sottoposto il tfr ricevuto non sarà quella agevolata che si applica solitamente bensì quella ordinaria.
Accantonamento Tfr: se si sceglie invece di accantonare il Tfr in fondi pensione o casse previdenziali, anche in questo caso il lavoratore si vedrà aumentate le tasse che passeranno dall’11,5% al 20% per i fondi pensione e dal 20 al 26% per le casse di previdenza.
Indicatore della Situazione Economica Equivalente: fregatura nella fregatura, i lavoratori che sceglieranno di avere il Tfr in busta paga vedranno aumentare il proprio ISEE, rischiando di superare il tetto massimo al di sopra del quale non si ha più diritto a sgravi ed agevolazioni.
Regime dei minimi: infine, l’ennesima beffa che andrà ai danni delle partite iva a basso reddito, rientranti nel cosiddetto regime dei minimi.
La tassazione riservata ai professionisti del regime agevolato verrà triplicata passando dal 5 al 15%.
E per non farci mancare nulla, ciliegina sulla torta, saranno i tagli agli Enti Locali di ben 6 miliardi di euro (4 alle regioni e 2 a Comuni e Province).
Com’è facile ipotizzare, questo si tradurrà in ulteriori nuove tasse per tutti i cittadini, o nella migliore delle ipotesi nella erogazione fruizione di minori servizi.
Nel frattempo (ad esempio) di costi standard, tagli alle partecipate, alle comunità montane e agli enti inutili mangia soldi (dove si annidano i veri sprechi di danaro) se ne parla soltanto.
Produrre in proprio ciò che serve per vivere o almeno per cibarsi, ben presto potrebbe diventare una “moda obbligata” per chi potrà permetterselo.
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