Cibi e Alimenti: da Dicembre Non Sapremo più Dove li Fanno

    etichette cibiDal 14 dicembre sparisce l’obbligo di citare in etichetta dove vengono confezionati gli alimenti venduti al supermercato, rendendo impossibile per i cittadini sapere la sede dello stabilimento. Questa è la notizia che sta girando in queste ore per il web, sollevando l’ira dei consumatori che si sentono privati della libertà di comprare un prodotto scegliendolo in base alla zona di produzione.

    Per fortuna rispetto ad ora non aumenteranno i rischi per la salute e nemmeno le perdite per le aziende italiane che facendo leva sul made in italy, venderanno di più per il semplice fatto di produrre nel bel paese, sempre che decideranno facoltativamente di citare in etichetta lo stabilimento di produzione.

    Basta questo per essere certi di comprare cibi italiani? Purtroppo le cose sono molto più complesse di quanto si possa immaginare o credere.

    L’attuale normativa di riferimento, di cui riporto un estratto e che decadrà il 13 dicembre prossimo, è il D.Lgs. 109 del 1992 e all’articolo 3 recita:

    i prodotti alimentari preconfezionati destinati al consumatore devono riportare le seguenti indicazioni:
    e) il nome o la ragione sociale o il marchio depositato e la sede o del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito nella Comunita’ economica europea;
    f) la sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento.

    I commi indicati erano stati aggiunti previo ottenimento del nulla osta della Commissione europea per esigenze di sicurezza.

    Questo perchè si è pensato che, sapere dove viene confezionato un alimento, vuol dire facilitare alle autorità competenti di risalire al produttore celermente e in qualsiasi momento, nel caso di rischi per la salute umana dovuti ad eventuali allerte alimentari.

    A partire del giorno 14 entrerà invece in vigore il Regolamento UE 1169/2011 all’interno del quale non si fa menzione sull’obbligo di indicare in etichetta la sede dello stabilimento di produzione o confezionamento.

    C’è da dire però che anche col nuovo regolamento, riguardo i prodotti alimentari, ogni singolo Stato membro può inserire prescrizioni aggiuntive, valevoli per i prodotti venduti sul proprio territorio nazionale.

    Sempre che, i singoli Governi, si prendano la briga di emanare un provvedimento apposito e di darne notifica alla Commissione europea, che a sua volta, sarà demandata ad accettarlo o respingerlo.

    Fatto sta che a pochi giorni dallo scadere del vecchio regolamento e dall’entrata in vigore di quello nuovo, in Italia, non è stato adottato nessuno strumento normativo.

    In parole povere, dalla metà di dicembre non ci sarà più l’obbligo di riportare lo stabilimento di produzione sulle etichette dei prodotti.

    Ferma restando la sicurezza per i consumatori che sarà garantita dalla dicitura, sempre in etichetta, del responsabile commerciale.

    Per il resto, purtroppo, bisogna ammettere e sapere, per chi ancora non ne fosse a conoscenza, che anche se restasse l’indicazione incriminata, questo non significherebbe minimamente che il singolo prodotto scelto dagli scaffali sia italiano.

    Il perchè è presto detto: sempre più spesso, gli alimenti italiani confezionati che consumiamo, anche se vengono lavorati in Italia sono fatti con materie prime che arrivano dall’estero.

    Ne consegue che, conoscere il luogo di lavorazione e confezionamento, non sia di fatto sinonimo di vero made in italy, al di là di quello che dice la legge.

    Così è stato finora, così sarà in futuro, a prescindere che Renzi e i suoi si occupino della faccenda.

    Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, o per meglio dire la trave nell’occhio della situazione, l’unica nota davvero dolente sarà che da un giorno all’altro risparmiare sulla spesa diventerà ancora più difficile di prima.

    Questo perchè, se finora si poteva spendere meno al supermercato acquistando i prodotti a marchio detti anche private label, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sarà praticamente impossibile distinguerli da tutti gli altri.

    Come possiamo cautelarci almeno su questo, se non sarà il Governo a metterci una pezza?

    L’unica accortezza è quella di comprare esclusivamente prodotti recanti luogo di produzione e confezionamento, sperando che siano in molte le aziende che continueranno ad indicarlo.

    Quelle serie, che non hanno nulla da nascondere, non avranno problemi a farlo; anzi ne andranno orgogliose.

    In questo modo forse saremo più tutelati, probabilmente avremo maggiori garanzie, di certo promuoveremo il consumo interno facilitando la creazione di nuovi posti di lavoro.

    Se poi vogliamo davvero mangiare italiano non ci resta altro da fare che acquistare solo prodotti locali o meglio ancora, per quanto possibile, produrre da soli quello che possiamo.

    Leggendo l’articolo riportato nel seguente link puoi saperne di più sulla spesa di qualità a prezzi contenuti.





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