L’esecutivo sembra aver tracciato la rotta di quella che sarà la soluzione riguardante il blocco della rivalutazione delle pensioni annullato dalla Corte Costituzionale. Allo studio un decreto che non sfori il tetto del 3% sul deficit pil così come imposto dall’Europa, ma che non riuscirà a contentare tutti i pensionati interessati.
L’ipotesi è quella di tutelare (e rimborsare) chi percepisce assegni più bassi, escludendo invece dalla restituzione del dovuto le pensioni più alte, attraverso un provvedimento ad hoc che dovrebbe arrivare entro venerdì sul tavolo del consiglio dei ministri.
Il punto cruciale del rebus sta nel fatto che, la misura cassata dalla Consulta, fu adottata dal governo Monti perchè le casse dello Stato erano vuote, proprio come lo sono adesso.
E se si dovesse restituire il dovuto a tutti i circa 6 milioni di pensionati, si rischia di creare una voragine nei conti difficilmente sanabile.
Anche perchè, è bene ricordarlo, occorre trovare in aggiunta ulteriori 16 miliardi di euro per evitare che l’anno venturo aumenti l’Iva.
Dunque serve una soluzione che da una parte rispetti i dettami della sentenza della Corte costituzionale, dall’altra i parametri del Def per non infrangere le regole Ue.
Per tali motivi si sta vagliando la possibilità di stabilire una soglia limite al di sopra della quale, non solo non ci sarà indennizzo, ma secondo scelta civica, anche una rivisitazione delle pensioni più elevate, ovvero quelle che vanno dai 5 mila euro lordi al mese in su.
D’altro canto, è stata la stessa corte costituzionale a evidenziare la necessità di rispettare il principio di progressività; non solo per quanto concerne il rimborso degli arretrati, ma anche riguardo i trattamenti futuri.
Renzi anche in questo caso è stato piuttosto esplicito sul suo punto di vista, affermando che:
noi non restituiamo a tutti i soldi non perché ce lo chiede l’Europa o perché non dobbiamo sforare il 3 per cento ma perché se abbiamo chiesto sacrifici enormi ai non pensionati non possiamo non chiederne anche ai pensionati.
Il rimborso parziale, totale, a tutti o solo ad alcuni, sicuramente avverrà a rate e non prima che si siano concluse le elezioni regionali.
Il nodo riguardante la rivalutazione delle pensioni potrebbe essere sciolto pagando fin da subito (o nel giro di qualche mese) le pensioni adeguate all’inflazione, rimandando invece alla legge di Stabilità la liquidazione degli arretrati.
Una soluzione di questo tipo si risolverebbe con una spesa stimata di circa 4 miliardi di euro, sicuramente cifra più facile da reperire, anche se ancora non si sa bene dove.
Sarà arrivato il momento di mettere mani sulle pensioni eliminando quelle d’oro, o quanto meno rimodulandole facendo scattare un tetto a quelle più alte?