A Livermore, in California, nella caserma dei Vigili del Fuoco, c’è una lampadina che funziona da 110 anni; quelle attuali durano pochissimo. Lo stesso accade con tutto ciò che compriamo. Colpa dell’obsolescenza programmata che fa sì che le cose acquistate abbiano vita breve.
Le aziende addirittura investono denaro affinchè gli oggetti messi in vendita si rompano il prima possibile o quantomeno sia difficile e troppo costoso ripararli, se non addirittura impossibile.
In questo modo alimentano il mercato, il commercio, il consumismo, a scapito dell’individuo.
Tale pratica viene tecnicamente denominata Obsolescenza Programmata.
Caso emblematico, solo per fare uno esempio tra tanti, quello che accadde qualche anno fa a molti possessori di un noto device realizzato dal marchio raffigurato da una mela morsicata, i quali scoprirono che le batterie del proprio iPod erano state costruite per non durare molto e cosa ben peggiore l’azienda non vendeva neanche quelle di ricambio.
Decisero di fargli causa, la vinsero, furono addirittura rimborsati per danni morali, ed Apple fu costretta a commercializzare le batterie sostitutive.
Altro esempio che riguarda esperienze vissute da molti di noi è riconducibile a frigoriferi e lavatrici: chi ha i nonni in vita o i genitori anziani sicuramente avrà visto uno di questi elettrodomestici magari comprati 20, 30 o 40 anni fa che funzionano ancora come un orologio svizzero e sembrano quasi indistruttibili.
Sapete quanto durano invece gli equivalenti attuali disponibili sul mercato? non più di qualche anno, come se scadessero, alla stregua di un alimento.
Per non parlare poi dei computer, che dopo qualche mese dall’acquisto sono già considerati vecchi, dato che i produttori di sistemi operativi (o per meglio dire il produttore, giacchè Microsoft è il monopolista quasi assoluto) fanno in modo che ben presto ci sia bisogno di acquistarne di nuovi e più potenti.
A cosa porta tutto questo? Sicuramente non al benessere, visto anche l’attuale andamento dell’economia mondiale che ormai dimostra in maniera incontrovertibile che la società basata sul consumismo sfrenato è deleteria sia per le persone che per l’ambiente.
Come contrastare l’obsolescenza programmata
Secondo alcuni, per evitare la distruttività dell’obsolescenza programmata bisognerebbe fare una sorta di digiuno dagli acquisti; a parer mio basta un uso oculato delle cose con un’ottica rivolta al riuso, alla riconversione, all’acquisto solo di ciò che serve davvero, scegliendo prodotti ideati per durare e non per rompersi.
Se su molte cose si può fare ben poco, su altre che adesso analizzeremo fortunatamente si può ancora agire.