Ben 3 diverse proposte di legge appena presentate al Parlamento, finalizzate a porre la parola fine a tutti quei prodotti costruiti volutamente dalle aziende, con lo scopo di rompersi presto, ovvero poco tempo dopo la scadenza della garanzia.
A quanto pare per la prima volta governo e opposizione si sono trovati d’accordo su un punto: costringere i produttori ad aumentare il ciclo vita di piccoli e grandi elettrodomestici che finora avevano basato proprio sull’obsolescenza programmata uno dei pilastri del consumismo.
A sollevare il problema sono stati Luigi Lacquaniti del Pd, Ivan Della Valle del Movimento 5 Stelle e da Lara Ricciatti di Sinistra italiana-Sel.
Se dovessero passare le suddette iniziative, ci sarà un innalzamento della durata della garanzia (che passerebbe dagli attuali due a 5 oppure 10 anni), crescente in base alla tipologia di prodotto.
Oltre a ciò, le industrie dovranno obbligatoriamente rendere disponibili i pezzi di ricambio a prezzi abbordabili, per tutto il periodo in cui il singolo elettrodomestico è in produzione o vendita e per i 5-7 anni successivi.
Questo affinchè eventuali si possano effettuare riparazioni a costi contenuti, cosa al momento impossibile, visto che in caso di guasti, nella maggior parte dei casi, ci si sente dire che si spende meno a ricomprare il prodotto nuovo piuttosto che aggiustarlo.
Sono anni che le associazioni di consumatori cercano di combattere l’obsolescenza, purtroppo con scarsi risultati.
E forse il motivo che ha spinto i nostri politici a muoversi in proposito è stato influenzato anche dalla recente ammissione da parte della Apple, che il ciclo vita dei dispositivi commercializzati, non supera i 3 anni.
Cosa in realtà che non succede solo per i prodotti della mela morsicata ma avviene sistematicamente un po’ sulla stragrande maggioranza delle apparecchiature elettroniche.
Questo si traduce in un moltiplicarsi dei profitti per chi produce, a scapito dei consumatori e dell’ambiente: la gente è quasi costretta a ripetere l’acquisto sistematicamente, i rifiuti che finiscono in discarica crescono a vista d’occhio.
Quello che però probabilmente le industrie ignorano, è che in base a quanto emerso da un recente sondaggio condotto dal Cese, i consumi crescerebbero ulteriormente se i prodotti durassero di più.
Infatti la maggior parte (90%) dei 3 mila consumatori intervistati in Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Spagna e Paesi Bassi, si è dichiarato propenso anche a spendere più soldi se fosse sicuro di acquistare device elettrici maggiormente durevoli.
Si parla di incrementi con numeri a due e tre cifre, che vanno dal 41 fino al 128% in più.
Le aziende produttrici ignoreranno le evidenze del Comitato economico e sociale europeo o ne terranno conto?
E le proposte di legge finalizzate a combattere l’obsolescenza programmata andranno a buon fine?
Una cosa sola è certa: alcuni politici stanno mostrando maggiore attenzione verso i cittadini, anche se con decenni di ritardo.
Non a caso l’opinione pubblica si è resa conto del problema evidenziato in questo articolo fin da quando riparare un elettrodomestico ha iniziato a costare lo stesso importo (se non di più) della sua sostituzione, se si considera il costo del pezzo di ricambio che va ad aggiungersi a quello della manodopera.