Il decreto legge sul rimborso della rivalutazione delle pensioni, bloccato nel 2011 dalla riforma Fornero e ritenuto incostituzionale dalla Consulta, è stato approvato in data odierna. Ne usufruiranno, ma solo parzialmente, 3,7 milioni di italiani su una platea di circa 6 milioni di cittadini.
La restituzione, limitata al 30% delle somme decurtate, è stata decantata dal presidente del Consiglio alla stregua di una sorta di bonus, quasi come se si stesse regalando un qualcosa in più rispetto al dovuto.
Infatti, nella puntata di domenica scorsa dell’Arena di Giletti andata in onda sulla Rai, con una comunicazione di vero e proprio marketing comunicativo, degna di chi saprebbe vendere non solo i frigoriferi, ma anche i ghiaccioli agli eskimesi, lo slogan di Renzi opportunamente studiato a tavolino è passato come fosse un regalo a favore dei pensionati.
Peccato che invece, al contrario, si tratta solo di una restituzione di soldi presi illecitamente.
E ora che il maltolto deve essere ridato indietro, di tutto si tratta tranne che di un bonus, visto che, il cosiddetto Decreto Poletti, con uno stanziamento di 2 miliardi e 180 milioni, non solo non andrà a tutti, ma per coloro che lo riceveranno sarà esclusivamente una tantum che non compenserà quanto gli è stato sottratto fino ad oggi.
Perchè allora l’ex sindaco fiorentino ha spacciato la cosa come se fosse una elargizione aggiuntiva? Facile ipotizzarlo, a pochi giorni dalle elezioni che si terranno in diverse regioni italiane: una non veritiera concessione fa più effetto sull’elettorato rispetto ad un rimborso parziale a meno della metà degli aventi diritto.
E il resto dei soldi? E tutti quelli che invece resteranno a bocca asciutta?
A prescindere dall’importo che riceverà ogni pensionato, andrà a beneficio solo degli assegni più bassi, fino ad annullarsi completamente alla soglia dei 3 mila e 200 euro mensili.
Vero è che rimborsare tutti avrebbe fatto salire vertiginosamente il rapporto deficit pil, ma per una volta si potrebbe dire la verità alla gente invece che cercare di sfruttare qualsiasi situazione per accaparrarsi il consenso di chi andrà a votare.
E se la Commissione Ue  ha accolto con favore l’impegno del Governo di mantenere i target di bilancio inseriti nella legge di stabilità 2015, pur cercando di mettere una pezza alle pensioni, non si placano le polemiche e le probabilità che i ricorsi a raffica comincino ad arrivare si fanno sempre più alte.
Per chi si fosse perso qualche passaggio è bene ricordare che la Corte Costituzionale ha ordinato di restituire il mancato adeguamento delle pensioni al costo della vita, che ha colpito 5,2 milioni di italiani nel biennio 2012-2013.
A questi si aggiungono i soldi persi anche nel 2014 per effetto indiretto della stessa norma Fornero.
Ora, affinchè il provvedimento di oggi si trasformi da decreto legge a norma attuativa, manca ancora la firma del Presidente della Repubblica.
Non ci resta che vedere se Mattarella, da ex membro della Corte costituzionale quale è stato in passato, firmi un decreto che non rispetta una sentenza, mandando all’aria quel briciolo di democrazia ancora rimasta (?) nel bel paese.