A partire dal primo luglio, in seguito all’entrata in vigore delle nuove agevolazioni per i ticket restaurant inserite nella Legge di Stabilità, pare che i buoni pasto non potranno più essere utilizzati in maniera cumulativa per fare la spesa.
Anche se in teoria è sempre stato così ma tutti gli esercizi commerciali hanno ignorato tale regola per convenienza (era quasi impossibile controllarne l’effettiva applicazione), da adesso in poi l’escamotage non potrà più essere utilizzato.
Le società erogatrici infatti potranno fornire con estrema semplicità i dati sull’uso dei buoni che ne fanno i clienti.
Infatti le aziende che ne fanno utilizzo, saranno incoraggiate ad adottare, in alternativa a quelli cartacei, i nuovi ticket pasto elettronici che consentono di avere una maggiore soglia di esenzione fiscale e contributiva che arriva a 7 euro, a fronte dei 5 euro e 29 centesimi dei tradizionali buoni in formato cartaceo.
E se il risparmio c’è, sicuramente l’incentivo spingerà un numero sempre crescente di imprese a passare al formato digitale.
Secondo i favorevoli alla norma, il beneficio non sarà solo per le attività che ne fanno uso dandoli al proprio personale per pagarsi la pausa pranzo (grazie all’incentivo per i buoni elettronici).
Il vantaggio sicuramente è anche nei confronti delle aziende del settore che risparmieranno sui costi di stampa e distribuzione del cartaceo.
E forse, anche per ogni singolo lavoratore che ne usufruisce, per un valore medio annuale stimato in circa 400 euro in più se si passa ai buoni ticket digitali, anche se per contro potrà spenderne solo uno al giorno.
Non la pensano allo stesso modo le associazioni dei consumatori, in primis il Codacons, che già annuncia battaglia ed è pronta a lanciare una class action per difendere i cittadini consumatori che spesso e volentieri usano i buoni pasto sopratutto per fare la spesa e sfamare le proprie famiglie.
Occorre sapere che la posta in gioco è piuttosto alta, visto che, usati in alternativa o come sostitutivi della mensa, i buoni pasto sono utilizzati da 2,5 milioni di lavoratori – 600 mila dei quali dipendenti pubblici – generando un business di 2,4 miliardi di euro all’anno (fonte: Anseb, 2008) con una quota di mercato di circa il 20%.
Ma se da una parte sono un grande aiuto per chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, dall’altra non sono pochi quelli che pensano invece che i buoni pasto o bisognerebbe darli a tutti, oppure a nessuno.
Probabilmente la verità sta nel mezzo. Non ci resta che aspettare il mese di settembre per vedere come si evolverà la vicenda su cui molto si sta dibattendo in questi giorni.
Per ora una cosa è sicura: meno tasse sui buoni pasto, a condizione che siano elettronici.