Risparmiare Benzina Usando l’Acqua come Carburante

L’industria automobilistica indiana Tata, che tra l’altro è anche produttrice della Nano, la macchina più economica del mondo, ha deciso di investire in un’autovettura che al posto del tradizionale carburante dovrebbe utilizzare semplicemente acqua del rubinetto.

C’è addirittura chi è riuscito, in Italia, a produrre carburante dalla plastica riciclata dai rifiuti non solo a livello sperimentale, ma anche su larga scala.

Il tutto per la gioia degli automobilisti di ogni parte del mondo; sicuramente gioiscono molto di meno le famose grandi sette sorelle multinazionali del petrolio.

Tale tecnologia infatti, se dovesse essere applicata, avrebbe un impatto sociale ed economico di proporzioni planetarie.

Ratan Tata, magnate dell’omonimo marchio, non è per niente nuovo ad iniziative di questo genere.

Anni fa finanziò la ricerca per una vettura funzionante ad aria compressa, acquistando nel 2008 una tecnologia ideata dall’ingegnere francese Guy Negre.

La air car, che Tata ribattezzò col nome di MiniCat, purtroppo però non entrò mai in produzione a causa dei costi eccessivi e delle difficoltà tecniche incontrate durante le complesse fasi progettuali.

Mister Ratan riprova per l’ennesima volta a realizzare una vettura a emissioni zero, con un investimento di ben 15 milioni di dollari in un innovativo motore che dovrebbe essere in grado di trasformare l’acqua in carburante.

Secondo quanto dichiarato dall’ideatore professor Daniel Nocera del Massachusetts institute of technology di Bostons sul Times of India, il miracolo sarebbe possibile sfruttando un rivoluzionario catalizzatore in grado di separare l’ossigeno dall’idrogeno.

Quindi sembra che il grosso del lavoro sia già stato fatto.

I finanziamenti servirebbero solo a realizzare un sistema capace di immagazzinare l’idrogeno in forma compressa da poter collocare poi nelle automobili in modo sicuro.

Il rivoluzionario sistema, eliminerebbe uno dei più grossi ostacoli che finora hanno in qualche modo costretto le case automobilistiche a non sviluppare i veicoli ad idrogeno: la mancanza di distributori di tale carburante.

La nuova tecnologia invece, permetterebbe di produrre il combustibile direttamente a bordo dei veicoli.

Nel serbatoio si immetterebbe dell‘acqua che verrebbe poi trasformata in idrogeno.

Ed ecco che un semplice rubinetto si trasforma in un vero e proprio distributore, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi.

Così semplice da sembrare quasi incredibile.

Tutto ciò in netta controtendenza rispetto alle altre case automobilistiche mondiali che cominciano a proporre in modo sempre più frequente auto ibride o elettriche, proprio quando il mercato sembra essere pronto al cambiamento e i clienti si stanno abituando all’idea.

E prima che rientrino degli investimenti fatti ne passerà di tempo ancora.

Questo fa pensare che sarà piuttosto difficile per Tata trovare dei partner.

Saranno sufficienti 15 milioni di dollari messi a disposizione degli scienziati da Tata per concretizzare la prima vera e propria automobile a idrogeno autoprodotto?

Oppure la macchina ad acqua farà la fine dell’automobile ad aria compresa?

Di certo c’è che finora tutte le tecnologie prese in esame per consentire di viaggiare sicuri a bordo di una vettura con idrogeno nel serbatoio si sono rivelate antieconomiche.

Senza contare che le multinazionali petrolifere non sarebbero per nulla contente di dover rinunciare a gran parte dei propri introiti.

Vi ricordate di Leo Gullotta nel film Squadra Antitruffa che faceva il pieno di acqua alla sua auto?

Senza dubbio saremmo tutti più contenti se potessimo davvero fare rifornimento usando il rubinetto.

Non sappiamo ancora se e quando il progetto della Tata diventerà realtà; di sicuro è che già ci sono tante tecnologie in grado far risparmiare sui costi del carburante e che permettono inoltre di abbattere le emissioni dannose.

Peccato solo che il tutto sia bloccato a causa della burocrazia e forse anche dai poteri forti che difficilmente lasciarsi sfuggire dalle mani il business dell’oro nero che sembra inarrestabile anche di fronte alla crisi.

Approfondimento