Il periodo turbolento della crisi bancaria pare non avere proprio fine; tutto era iniziato con le crisi delle quattro banche italiane (Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti) per poi proseguire con l’approvazione del bail-in e la crisi del Monte dei Paschi di Siena. Ed è così che l’incubo di molti correntisti italiani è nuovamente tornato alla ribalta in quanto la risposta delle banche a questa triste realtà pare essere una sorta di prelievo forzoso dai conti correnti.
La fine dell’anno infatti porterà con sè oltre alle solite tasse anche un costo aggiuntivo sui conti correnti che servirà a finanziare il salvataggio delle banche in difficoltà.
Doveroso dunque, per evitare ulteriori esborsi, affidarsi ad una banca che costa meno.
Questa spiacevole novità avrà il compito di rafforzare economicamente il fondo salva-banche promosso da Bankitalia prevedendo, per i clienti di alcuni Istituti, una maggiorazione di 25 euro sui normali costi del conto corrente.
Tutto ciò coinvolgerà le filiali di tre banche che solo negli scorsi giorni hanno dato notizia della spiacevole novità.
La prima, il Banco Popolare, applicherà un aumento di 25 euro che riguarderà “tutti i rapporti di conto corrente e assimilati dei clienti privati e imprese”.
Il totale di questi contributi dovrebbe toccare la somma di 152,1 milioni di euro.
I contribuenti troveranno la spesa segnalata sotto la voce di: “Spese fisse di liquidazione”.
Ubi banca segue la prima con l’aumentato di 12 euro annui per i costi riguardanti il conto corrente.
Un costo aggiunto già questa estate che la banca imputa ad un aumento “dei costi di produzione” (parliamo di circa 60 milioni l’anno), e soprattutto all’applicazione di due direttive europee, tra cui uno è per l’appunto il fondo di risoluzione.
Unicredit ritocca il canone mensile di alcuni conti (MyGenius Silver, Gold e Platinum) del costo di 2 euro mensili.
Sommando i correntisti dei tre istituti si arriva a ben 12,4 milioni di famiglie e imprese clienti.
Una cifra importante, che interesserà circa il 20% dei cittadini italiani.
Questo aggravio nasce da più direttive europee (2014/49/UE e 2014/59/UE) e viene riconosciuto come fondo Salva banche, nato per raccogliere le risorse necessarie affinché, nel caso in cui si verifichino problemi gravi per una banca, sia comunque assicurato il rimborso delle somme depositate per almeno 100 mila euro.
Un mezzo molto utile quindi che dovrebbe dare sicurezza e assicurare prevenzione ai correntisti italiani. Ad esso partecipano in proporzione al loro budget e alla loro grandezza tutti gli istituti operanti in Italia.
Certo; è pur vero che in questo periodo di forte stress può rappresentare una grande spesa, soprattutto per le tre banche che cercano in qualche modo di bilanciare l’esborso.
E bisognerà anche vedere se l’esempio delle tre banche di cui abbiamo parlato sarà seguito anche da altri istituti.
Nella norma infatti non è previsto che tale esborso sia alla fine scaricato sui correntisti italiani, ma dovrebbe rimanere solo una questione delle banche.
Ma resta difficile per molti cittadini accorgersene.
L’unico modo sarebbe quello di analizzare a fondo gli estratti conto per vedere se nelle varie voci ci siano nuove e magari incomprensibili spese di gestione che prima non c’erano.
L’unica scappatoia a quel punto sarebbe quella di cambiare istituto, sfruttando soluzioni più economiche.